gli Antichi e noi

Lo abbiamo titolato Mythos per due motivi: il primo perché i poemi di Omero, l’Eneide di Virgilio, la Bibbia, la tragedia ateniese del V secolo a.C. costituiscono un insieme di testi che, secondo prospettive e misure diverse, si sono nutriti di quel meraviglioso patrimonio narrativo che chiamiamo “mito”; il secondo, perché i testi contenuti nel nostro volume, anche quelli di argomento civile ai quali è dedicata una parte, hanno svolto e tuttora svolgono una funzione emblematica, fondativa, dunque “mitica” nei confronti della nostra cultura.

Con Mythos intendiamo offrire a tutti gli studenti del primo biennio delle superiori l'opportunità di conoscere la cultura antica: e di farlo in primo luogo attraverso gli stessi testi. Per quale motivo? Perché siamo convinti che proprio attraverso i testi che ci vengono dal nostro passato debba avviarsi la costruzione di quella memoria culturale senza la quale non è possibile sentirsi parte di una comunità, in special modo in un Paese, come l’Italia, che affida la propria identità a un patrimonio storico, artistico, letterario, che nessun altro Paese al mondo possiede in eguale misura.

Riteniamo che la scuola abbia il dovere di mantenere viva un’eredità del passato che non è fatta solo di pietre, statue o gure dipinte: ma prende vita nella memoria e nella cultura dei cittadini. Se vogliamo che il nostro Paese mantenga la memoria culturale del mondo classico, non basta che certe materie continuino a essere incluse, per forza di inerzia, nelle indicazioni ministeriali. Occorre soprattutto che i ragazzi si interessino a queste materie, le studino volentieri, ne conservino memoria dopo aver lasciato le classi e, nel resto della loro vita – qualunque attività siano destinati a svolgere – abbiano l’opportunità di mantener vivo il loro rapporto con quanto hanno imparato a scuola.

Per accompagnare i Colleghi Insegnanti in questo ambizioso ma affascinante compito, abbiamo scelto di raccontare l’Antichità: attraverso un registro piano, teso alla semplicità, rifuggendo dal concettismo schematico e dalla banalizzazione a volte in agguato nei manuali scolastici. Abbiamo corredato i testi di note di carattere lessicale, sintattico e contenutistico, in modo da fornire anche quegli elementi extratestuali minimi spesso necessari alla comprensione; abbiamo condotto analisi rigorosamente centrate sui testi, mentre abbiamo affidato gli approfondimenti a speciche rubriche per raccontare il contesto e i modelli culturali sottesi al testo. In questo senso ci siamo impegnati af nché i ragazzi non solo trovino spianata la via che li conduce alla comprensione dei testi che studiano; ma anche af nché imparino insieme “come si parla” di ciò che si legge e si studia, quali sono le parole da usare, come, secondo quali percorsi linguistici e mentali.

In breve, abbiamo cercato di far sì che studiando testi così antichi i ragazzi potessero allo stesso tempo impadronirsi degli strumenti che occorrono loro per vivere e comunicare nel presente. Un’apposita rubrica è poi dedicata ad alcune parole-chiave, per coglierne la significazione più profonda o la storia che le ha condotte fino a noi. E l’apparato iconografico non ha valore esornativo, ma narrativo, in relazione con il tema trattato, grazie anche a didascalie esaustive.

A sostenere l’impianto del volume sta la nostra visione della relazione che è possibile instaurare con i testi antichi: da un lato, essi costituiscono l’inizio della nostra storia culturale, il seguito della quale hanno continuato a segnare profondamente; dall’altro,e contemporaneamente, questi testi mostrano la diversità – di tradizioni, comportamenti, credenze, usi e costumi – di chi li ha prodotti. In altre parole, Greci e Romani sono simili a noi, perché nel corso dei secoli abbiamo continuato a leggere i loro testi e ad assorbire la loro cultura; ma anche profondamente diversi.

La lettura dei testi classici costituisce una straordinaria occasione per misurare insieme il nostro grado di identità e il nostro grado di alterità rispetto a un passato che, come abbiamo detto, non è mai stato dimenticato. Leggendoli possiamo comprendere chi siamo noi non solo identi candoci con i nostri antenati, ma anche distanziandoci da loro.

Maurizio Bettini
Licia Ferro