ci vuole un seme

In un ipotetico futuro collocato temporalmente nell’anno 49 dell’Era Ottimizzata (il riferimento all’Era Fascista non è casuale) un fantomatico potente oligarca, il Grande Ottimizzatore, ha decretato la distruzione della natura divenuta di intralcio allo sviluppo infinito del progresso umano.
Un mondo artificiale ha preso il posto del mondo naturale e i suoi abitanti – solo umani perché gli animali si sono estinti insieme alla flora del pianeta – vivono in efficientissime città sotto grandi cupole, respirando pura aria artificiale e cibandosi di pillole perfettamente bilanciate sotto il profilo nutrizionale.
In questo mondo “perfetto”, i ragazzi frequentano una scuola che fornisce del passato, un racconto ideologico e museificato, volto solo a propagandare la verità unica dell’Era Ottimizzata.
La nostra storia descrive una gita scolastica al Museo Archeologico della Natura Vegetale dove una scolaresca viene accompagnata e indottrinata da uno stravagante personaggio, il Professor Iper Ottusus, fanatico Direttore del museo, attraverso le varie sale. Il tentativo di convincere i ragazzi del valore dell’Ottimizzazione, si infrangerà contro il buon senso, l’istinto e l’intelligenza dei giovani protagonisti che, con un gesto estremo di ribellione, capovolgeranno le sorti del mondo.

Questo cortometraggio si propone di offrire ai ragazzi degli spunti di riflessione su quello che è il problema più grave e urgente della contemporaneità: lo sviluppo biocompatibile, i suoi limiti biologici ed etici e la salvezza globale del Pianeta.
Attraverso l’uso del paradosso, si ipotizza la possibilità della fine del mondo come noi lo conosciamo oggi, a favore di un modello inumano che nega, oltre alla vita naturale, anche la cultura umanistica di quelli che, con sprezzo, vengono definiti “gli uomini primitivi”, cioè noi e i nostri antenati.
Il professor Ottusus si permette di ironizzare sull’immaginazione, la fantasia, il valore dell’arte e della poesia, convinto com’è che tutto ciò che conta sia il progresso tecnologico infinito, concetti che invitano a ragionare sul senso di uno sviluppo sganciato dalla Natura, sulla necessità di porsi dei limiti etici prima ancora che biologici considerando che l’uomo non è il padrone del pianeta ma solo un’abitante insieme ad altri esseri viventi che devono sopravvivere alla sua arroganza.


Presta la voce al professor Ottusus, Moni Ovadia, il noto drammaturgo, attore, scrittore e instancabile attivista nelle battaglie per i diritti umani, le conquiste politiche e sociali, l’ecologia e la difesa degli animali.